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Come percepiamo l’arte? Ce lo spiega l’Università di Vienna

Prima di capire l’opera d’arte è oggi sempre più necessario comprendere l’osservatore: ecco perché un recentissimo studio ne studia e definisce la percezione artistica

di Miriam Guzzi
Spavento, inquietudine, meraviglia, quiete. Reazioni profonde e diverse invadono l’essere umano quando si trova dinanzi ad un’opera d’arte. L’obiettivo dello studio Muovimi, stupiscimi… delizia i miei occhi e la mia ragione: modello viennese integrato di top-down e bottom-up nella percezione artistica (VIMAP) con legame alla sfera affettiva, valutativa e neurofisiologica di Pelowski M., Markey PS., Forster M., Gerger G., Leder H. dell’Università di Vienna, Facoltà di Psicologia, è quello di svelare i processi che si verificano quando l’uomo interagisce con l’arte visiva.
“Muovimi, stupiscimi, inquietami, fammi tremare, gemere, fremere, fammi vibrare di rabbia, e poi deliziami gli occhi, se non ti dispiace”. (Diderot)
Il modello integrato di percezione artistica di Vienna affronta l’esperienza psicologica dell’arte e si concentra sulla necessità di integrare la sequenza iniziale di elaborazione (derivata dai cosiddetti processi di bottom-up) con i meccanismi (detti di top-down) che chiariscono il modo in cui gli individui si adattano o si modificano quando sono a contatto con le opere d’arte, pervenendo alle più svariate reazioni fisiche ed emotive.
Il modello si presenta con uno stadio di Pre-Classificazione, che definisce lo stato dell’osservatore prima di un incontro con l’arte. Ciò include una serie di fattori che riguardano il contesto, gli stimoli attesi, la personalità, l’umore e l’emozione. È una fase estetica distaccata dal significato o dalla pertinenza dell’opera stessa, che lascia cioè spazio alla sorpresa, a impressioni spiacevoli o comunque all’apertura verso l’arte in sé.
(…) l’entrare in un museo incoraggia gli individui a rispondere positivamente a delle sorprese o a delle sfide
È la fase in cui alcuni fattori generali convincono che una determinata situazione comporterà “arte”, o che si farà parte di una situazione artistica, come ad esempio accade quando l’entrare in un museo incoraggia gli individui a rispondere positivamente a delle sorprese o a delle sfide.
La seconda fase si basa sull’Analisi percettiva, in cui emozioni, valutazioni, significati, risposte fisiologiche sorgono nell’esperienza della visione cosiddetta precoce, comportando un rapido esame di contenuto globale del campo pittorico: ciò che, ad esempio, accade quando le precoci valutazioni di bellezza danno origine a sentimenti di armonia e piacere.
La terza fase, che riguarda l’Integrazione implicita di memoria, si basa su un periodo di attenzione più focalizzato. Questa fase implica anche la messa a fuoco sui dettagli rilevati nella percezione visiva iniziale, dove lo spettatore, spostando gli occhi sull’opera in una sequenza di salti rapidi seguiti da pause o fissazioni, dà a questi aspetti un ulteriore controllo.
Nell’ultima fase, detta della Padronanza cognitiva, i fruitori dell’opera cercano di individuare e combinare tutte le informazioni raccolte nelle fasi precedenti
Le informazioni visive vengono quindi elaborate in una fase definita di Classificazione esplicita. L’impressione iniziale e gli elementi raccolti vengono trattati in combinazione con il contesto e la memoria dello spettatore. In questa fase, in cui la visione tardiva permette agli individui di selezionare le ragioni per prestare attenzione, ci si sposta dalla consapevolezza degli aspetti formali per focalizzare l’attenzione sui soggetti principali presenti nell’opera.
Nell’ultima fase, detta della Padronanza cognitiva, i fruitori dell’opera cercano di individuare e combinare tutte le informazioni raccolte nelle fasi precedenti di elaborazione per tendere ad un significato corrispondente alle aspettative, culminando nella creazione di significati, associazioni, valutazioni e, in questo modo, nei primi risultati del modello.
Di particolare rilevanza è la fase del Controllo secondario, che si ha quando prende forma un disaccordo col contesto artistico o con l’opera. Gli individui danno la colpa di questa discrepanza ad esempio all’artista o al curatore ritenuti sbagliati, scortesi o carenti, sminuendo quindi la necessità di considerare i loro prodotti artistici. Ciò può portare ad azioni fisiche come la fuga da un museo o parlare a voce alta per distogliere l’attenzione dal prodotto artistico.
Se il fruitore non riesce a svincolarsi da questa situazione, automaticamente passa alla fase finale del modello che prevede una Riflessione autocognitiva in cui si è incapaci di risolvere la discrepanza attraverso la padronanza diretta e non si riesce a diminuire la sua importanza. In questa fase si attua una revisione delle aspettative, consentendo all’individuo di creare un nuovo approccio o uno schema che consentirà un’elaborazione più armonica.