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Genio e sregolatezza: il bipolarismo va a braccetto con la creatività

Uno dei più celebri miti dell’arte parrebbe trovare conferma in ambito scientifico: il genio è bipolare, lo afferma uno studio ungherese

di Lorena Martufi
Genio e sregolatezza: uno tra i miti più amati e dannati finalmente si dimostra fondato.  A dirlo è ufficialmente la scienza. Una serie di ricerche e di indagini hanno dimostrato, infatti, che esiste un legame tra creatività e follia, in particolare con il disturbo bipolare. Pare, cioè, che scrittori, compositori e artisti visivi soffrano di disturbi affettivi e dell’umore con un tasso più alto rispetto alla popolazione comune.  Lo studio dal titolo Le sfaccettature della creatività alla luce delle alterazioni dell’umore bipolare dello psichiatra Szegedi Tudományegyetem mostra in particolare come i pazienti affetti da sottotipo bipolare II (ipomania  e depressione) – così come le persone che presentano la forma più lieve di oscillazioni bipolari dell’umore (ciclotimia) – possiedano allo stesso tempo maggiori capacità creative rispetto alla massa.
(…) è emersa una relazione sorprendente tra gli episodi ipomaniacali, la creatività artistica visiva e il rendimento delle prestazioni scientifiche
Addirittura certe forme e stati d’animo del disturbo bipolare, in particolare l’ipomania, potrebbero portare benefici cognitivi, emotivi/affettivi e motivazionali alla creatività. Emerge, così, una positività di stati d’animo diagnosticati clinicamente negli individui creativi trattati per il disturbo bipolare II che riconsidera le forme espressive della creatività (scrittura, arte visiva, lavoro scientifico) e la loro conseguente produttività (produzione di opere letterarie e scientifiche, numero di opere d’arte e mostre, premi). In particolare, analizzando gli stati affettivi, è emersa una relazione sorprendente tra gli episodi ipomaniacali, la creatività artistica visiva e il rendimento delle prestazioni scientifiche, mentre è certo che l’umore depresso lieve-moderato promuove il lavoro letterario.
Gli individui sottoposti allo studio – musicisti, attori, artisti e scrittori – sono stati divisi per categorie a seconda del grado di creatività. Dalle analisi è emerso che le persone valutate da un apposito test come molto creative condividevano un rischio genetico di sviluppare disturbo bipolare e schizofrenia ben più alto degli individui normali. Un risultato importante che va ad aggiungersi e a confermare un’altra relazione: precedenti studi hanno infatti dimostrato che alcuni disturbi psichiatrici – in particolare quello bipolare – tendono ad essere presenti nelle stesse famiglie in cui le professioni creative sono comuni.
La follia, dunque, accende la creatività, ma andiamoci piano
Da Virginia Woolf a Vincent Van Gogh fino a Ernest Hemingway gli esempi per confermare questa tesi non mancano. La depressione grave e gli stati misti invece non sono associati alle attività creative e, per quanto intrigante, l’umore eutimico stabilizzato a lungo termine, esente da marcata labilità affettiva, è pure svantaggioso per quanto riguarda la creatività. 
La follia, dunque, accende la creatività, ma andiamoci piano. La musica e l’arte vantano una serie di personaggi geniali e sregolati, anche tra quelli più affermati nell’immaginario collettivo, che sono però caduti nella dipendenza di alcool e droghe, rovinandosi prima come persone e poi come artisti. Alcuni addirittura hanno visto l’alterazione come una compagna necessaria per produrre opere di successo e capolavori. Sicuramente anche l’ambiente in cui si esercita la propria creatività ha un’importanza fondamentale a generare comportamenti autodistruttivi, così come i geni ereditati.
Certo, creatività e disagio non sempre sono volti della stessa medaglia. Il fatto, per esempio, che Picasso abbia sofferto di depressione c’entra ben poco con la creatività, e questo perché tutti gli esseri umani attraversano, in un modo o nell’altro, momenti difficili. Così come c’è differenza tra chi semplicemente vive sopra le righe, magari opponendosi alle regole, e chi invece si trova, proprio malgrado, nel baratro della follia vera e propria.