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Restaurare con le nanoparticelle: a Pisa il progetto Nano-Cathedral

Da ausilio per i gruppi di ricerca medica e biologica nel trattamento del cancro, le nanoparticelle trovano ora applicazione nel restauro: i più antichi e preziosi edifici europei vengono rigenerati grazie alla tecnologia nanometrica

di Lorena Martufi
Si chiama Nano-Cathedral il progetto europeo che mira a salvaguardare le superfici lapidee delle cattedrali più belle e importanti d’Europa per mezzo della tecnologia nanometrica. Cinque diverse cattedrali, tutte rappresentative del patrimonio culturale europeo, sono state, sulla base delle diverse condizioni climatiche e dei diversi tipi di pietre, selezionate per l’esperimento. Tra queste, la Cattedrale di Santa Maria di Vitoria-Gasteiz in Spagna e il Duomo di Pisa, entrambe rappresentative del clima sudeuropeo.
Le pietre che costituiscono fin dall’undicesimo secolo la cattedrale del Duomo di Pisa sono state oggetto della sperimentazione triennale di prodotti consolidanti e protettivi con nanoparticelle di varia natura sviluppati da produttori italo-spagnoli e testati da istituti di ricerca italiana, austriaca e tedesca.
Per capire meglio, nel dettaglio, le potenzialità di questo esperimento, abbiamo posto delle domande ad Anton Sutter, restauratore coordinatore presso il cantiere della Cattedrale pisana.
Quali sono i vantaggi di questa tecnica rispetto a quelle tradizionali di restauro?
Lo scopo del progetto è formulare e testare nuovi prodotti consolidanti nanometrici fornendo una migliore stabilità al degrado esterno dei materiali lapidei. I materiali protettivi nano-strutturati saranno progettati per ottenere una migliore idrorepellenza all’acqua. In aggiunta a questo, sono state impiegate nano particelle foto catalitiche per migliorare la decomposizione delle molecole volatili trasportate dall’atmosfera e per prevenire qualsiasi crescita di biofilm.
Per quali altri edifici può essere utilizzata questa tecnica?
L’utilizzo di prodotti nano-strutturati per il consolidamento e protezione del materiale lapideo può essere utilizzato per qualsiasi manufatto di qualsiasi epoca, purché si attui un accurato studio del materiale lapideo e della sua morfologia di degrado, con test in laboratorio e in situ per la scelta dei prodotti idonei da applicare.
Quali sono i costi e i tempi di questa operazione rispetto agli interventi tradizionali?
Per il restauratore i costi e i tempi non variano molto, lo scopo di questa tecnologia è di migliorare e prolungare lo stato di conservazione di un manufatto che potrebbe portare ad un notevole risparmio dato dalla riduzione degli interventi conservativi futuri.
Quali altri esperimenti di questo tipo sono già stati fatti?
Durante il restauro delle superfici lapidee del campanile (Torre pendente) dal 2003 al 2011 sono stati testati consolidamenti con formulazione nanometrica. La ricerca in questo campo è in fase di sviluppo e il progetto Nano-Cathedral sta contribuendo in modo decisivo alla sperimentazione dei nuovi prodotti.
E’ la prima volta che questa tecnica si utilizza in Italia? Se il risultato dovesse essere positivo, quali saranno i prossimi edifici da restaurare?
La sperimentazione dei prodotti nanometrici nell’ambito del restauro si è sviluppata dagli anni duemila ma il progetto Nano-Cathedral rappresenta il primo vero studio interdisciplinare a livello europeo che coinvolge contemporaneamente laboratori scientifici, case produttrici e restauratori. A prescindere dai risultati dei test durante il progetto Nano-Cathedral continueremo il restauro delle superfici della Cattedrale con il transetto nord, dopo aver già ultimato il restauro dell’abside centrale, del coro e della cupola.
Il progetto contribuirà allo sviluppo del turismo culturale transnazionale e allo sviluppo di valori e beni comuni europei condivisi, stimolando così un maggior senso di identità europea.