“La scienza non è altro che la spiegazione di un miracolo che non riusciamo mai a spiegare, e l’arte è un’interpretazione di quel miracolo”. Quest’aforisma, dello scrittore statunitense Ray Bradbury, mette in risalto, con poche e semplici parole, tre concetti che per molti potrebbero non incontrarsi mai: scienza, miracolo, arte. Eppure, qualora volessimo andare alla scoperta di una possibile origine, ci s’imbatterebbe nel famigerato Uovo di Colombo. Forse tutto ciò che avviene nella scienza, come nell’arte, non sempre può essere spiegato, e forse questa condizione è essa stessa un miracolo, perché ci permetterebbe di guardare la vita da una prospettiva meno relativistica, più magica.
Ogni uomo ha immaginato o sognato la sua idea, e la natura di quell’idea potrebbe dare molte informazioni sul perché del processo creativo. Eurekarte è anche questo, e non solo. È un’idea che parte da una serie di intuizioni profonde: sul perché esista la creatività; sul senso di ciò che avviene nel corpo e nella mente umana quando si concepisce un’opera d’arte. Un modo di avvicinarsi a ciò che ognuno di noi chiama Dio?
Tanti sono gli studi e le ricerche che mettono in relazione il processo creativo e la sua natura scientifica, e tante sono le scoperte che evidenziano come il rapporto tra esseri viventi e opera d’arte possa essere spiegato sia dal punto di vista psichico-sensoriale che da quello bio-chimico.
Questo progetto non vuole avere la pretesa di muovere nuove teorie, si limita perciò a metterle a confronto con voi e con coloro che, almeno una volta, si sono solennemente detti: “Quanto mi piace questo film/brano/quadro…ecc!”. Dalla musica al cinema, dal teatro alla pittura, Eurekarte si pone l’obiettivo di incuriosire e informare sul reale rapporto tra la scienza e l’arte; un rapporto sempre più vicino grazie anche al contributo di giornalisti ed esperti del settore, un team di professionisti che questa relazione tra scienza e arte e tra scienziati e artisti intende rendere sempre più nota.
Un processo capace di arricchire un dibattitto sempre più frequente, al fine di creare una conoscenza complessiva nel rapporto fra arte e scienza. Così avviene che il direttore d’orchestra Daniel Harding, a Stoccolma, diriga la sua orchestra sinfonica all’interno di un concerto-conferenza dove Il Canto della Terra di Gustav Mahler confluisce in una sonata per violino e orchestra ispirata al viaggio della missione spaziale Voyager; come anche che il Professor Brian Cox, dopo un passato nel mondo del rock, diventi un fisico delle particelle di fama mondiale.
Sdoganare il tabù che due mondi così apparentemente lontani non possano mai incontrarsi può essere uno spunto per riconsiderare il legame naturale tra il pensiero e lo spirito, e magari liberare, nel nostro piccolo mondo, ogni vago preconcetto sulla diversità di un’idea rispetto a un’altra: perché se un essere senziente è tale in quanto capace di ricevere uno stimolo, noi umani ricerchiamo risposte.