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Il Nabucco di Giuseppe Verdi:
un caso neuropsichiatrico ante litteram

Dall’Italia, patria dell’Opera, giunge uno studio che conferma l’utilità del genere melodrammatico per lo studio della malattia mentale nei secoli passati

di Fabrizio Basciano
È dall’Università di Milano-Bicocca che giunge uno studio neurologico su uno dei più alti e celebrati simboli del Risorgimento italiano, il Nabucco di Giuseppe Verdi. Convinti infatti che l’opera romantica sia dispensatrice di preziosissime informazioni sullo stato di avanzamento delle conoscenze mediche di quel periodo, i ricercatori dell’ateneo milanese hanno pubblicato su European Neurology uno studio dal titolo Il Nabucco di Giuseppe Verdi: un caso di delirio in un’opera romantica italiana.
“I segni e i sintomi psichici attribuiti a Nabucco nell’opera di Verdi potrebbero essere stati influenzati da una migliore conoscenza delle malattie neuropsichiatriche nel XIX secolo”, recita lo studio milanese riferendosi ai diversi momenti del dramma in tal senso rappresentativi, a cominciare dalla fine del II Atto. In questo punto della vicenda Nabucco afferma infatti di non essere più un re, ma una divinità (Non son più re, son Dio!”), venendo però immediatamente dopo punito da un fulmine: “Il re babilonese sembra essere improvvisamente confuso e preoccupato per la prima volta; la sua abilità di pensiero e il contenuto dei suoi pensieri sembrano a un tratto alterati. Il librettista ha anche riferito di un’allucinazione visiva e tattile, e la sua emotività è debole fino alle lacrime”. 
Nabucco, dopo aver sottomesso il popolo d’Israele, prometterà (…) di convertirsi egli stesso al giudaismo
Andando oltre, nella seconda scena del III Atto Nabucco “(…) riappare ‘fuori di mente’. La barba è sconvolta e le vesti strappate, il suo orientamento spaziale fluttua (…) sembra essere sufficientemente confuso da non riconoscere Abigaille”. Un travaglio mentale, quello puntualmente rilevato e descritto nello studio dell’università milanese, che proseguirà fin quando, miracolosamente rinsavito, Nabucco, dopo aver sottomesso il popolo d’Israele, prometterà, rivolgendosi al loro Dio, non solo di ricostruire il tempio di Gerusalemme, ma di convertirsi egli stesso al giudaismo
“Nel Nabucco di Verdi – continuiamo a leggere nello studio – l’attenzione, la consapevolezza, la percezione e la sensibilità del re assiro, i suoi contenuti creativi, la memoria e la coscienza sembrano essere compromessi e fluttuano nel corso degli eventi. Queste caratteristiche possono condurci a ipotizzare che soffriva di delirio. Il delirio è una sindrome che comprende una serie di sintomi neuropsichiatrici, che rappresentano un disarmo della funzione cerebrale in risposta a uno o più fattori stressanti patofisiologici”.
E quale sarebbe stata dunque la causa del delirio di Nabucco? Presto detto: a determinare lo stato mentale alterato del re assiro, a rappresentare dunque il fattore stressante descritto nella diagnosi del disturbo, sarebbe stato, con ogni buona probabilità, proprio il fulmine che aveva colpito la sua corona e solo in conseguenza del quale erano in lui insorti tutti quei sintomi mai prima rilevati e direttamente riconducibili allo stato del delirio
Non era passato molto tempo infatti dalla tragica perdita sia della moglie che di entrambi i figli
Come sottolinea poi lo studio italiano: “(…) la rappresentazione della malattia mentale di Nabucco nell’opera potrebbe anche essere stata influenzata dalle dirette esperienze del compositore italiano stesso, che sembra aver subito episodi di depressione ricorrenti in quel periodo e per il resto della sua vita”. Non era passato molto tempo infatti dalla tragica perdita sia della moglie che di entrambi i figli, tutti deceduti nei tre anni precedenti Nabucco, tra l’agosto del 1838 e il giugno 1840. Eventi questi che avevano già pesato, non poco, sul clamoroso flop dell’opera appena antecedente Nabucco, Un giorno di Regno, e che in seguito avrebbero ripetutamente afflitto il compositore con ricorrenti stati depressivi
Dunque, non resta che affermare come il “Nabucco di Giuseppe Verdi conferma nuovamente che le opere romantiche possono ancora servire come risorse preziose per la comprensione dei disturbi mentali (e fisici) nei tempi passati”. E nel frattempo che qualche nuovo studio del genere venga pubblicato, godiamoci un po’ di Nabucco.