Quello dell’associazione fra suoni e sapori era finora argomento di discussione squisitamente filosofica: da oggi la scienza ci mette un punto
La descrizione della musica ha sempre costituito la questione principale dell’estetica musicale. Da sempre si parla di suoni e melodie pacificamente in termini extramusicali, e farlo sembra del tutto naturale. Così diciamo che alcuni suoni sono dolci, altri aggressivi, taluni delicati, talaltri addirittura acidi. Ma chi ci autorizza a dare delle qualità gustative a un evento fisico che concerne prevalentemente l’udito? Come facciamo a esprimerci con tanta sicurezza e naturalezza con queste parole quando parliamo di musica? Sono metafore, si dirà. Già, ma qual è il fondamento della metafora?
Pur non svelando il mistero dei contenuti musicali – il che consente ai filosofi di continuare a speculare sul significato della musica -, un’équipe di scienziati si è preoccupata almeno di smentire l’ipotesi secondo la quale certi giudizi siano del tutto arbitrari e soggettivi. Rachel Guetta e Psyche Loui appena due mesi or sono hanno pubblicato su PLoS One (Public Library of Science) uno studio intitolato Quando la musica è salata. L’associazione crossmodale tra musica e gusto, proprio per mostrare come sia del tutto spontaneo, per l’uditore medio, associare determinati suoni alle principali tipologie del gusto, e per dimostrare, inoltre, la capacità sinestetica umana di gestire insieme informazioni uditive e gustative complesse.
Il riconoscimento della quasi totalità degli esempi mostra come in effetti si possa concepire, e quindi percepire, un pezzo che suggerisca amarezza o dolcezza attraverso delle analogie foniche
Dopo aver fatto comporre un pezzo di musica (per violino) originale, hanno chiesto che venisse eseguito secondo articolazioni che riflettessero i quattro gruppi di base del gusto: dolce, aspro, salato e amaro. Poi è stato chiesto ai partecipanti di associare i quattro gusti alla musica che ascoltavano. Il riconoscimento della quasi totalità degli esempi mostra come in effetti si possa concepire, e quindi percepire, un pezzo che suggerisca amarezza o dolcezza attraverso delle analogie foniche. Per esempio l’aspro è stato riconosciuto nelle dissonanze; il dolce nelle consonanze e nei timbri più morbidi; le articolazioni in ‘staccato‘ sono state individuate come il salato, mentre l’amarezza è stata ricordata dalle note più gravi.
È stato fatto poi un ulteriore esperimento per evitare il condizionamento semantico delle parole aspro, dolce, amaro e salato, che in ogni caso portano con sé significati forti già culturalmente legati a situazioni, immagini o abitudini. Si sono realizzate allora quattro diverse tavolette di cioccolato: in due era presente una piccola percentuale di aceto (per l’aspro) e di sale (per il salato), mentre le altre due erano fatte semplicemente di cacao zuccherato e di cacao puro.
Ciò porta all’ipotesi dell’universalità del riconoscimento di certe caratteristiche musicali, faccenda annosa e insoluta, sebbene ovviamente resti aperta la questione se questa capacità associativa sia acquisita o innata
Ai partecipanti – diversi dai precedenti – è stato chiesto di fare la stessa associazione, libera però dalle parole, in modo tale da identificare ogni brano con il cioccolato giusto. Anche in questo caso le intersezioni sono risultate per lo più corrette, e questo esito è ancora più importante del precedente, vista l’assenza del portato culturale delle associazioni verbali e la complessità del gusto del cioccolato (che non è mai solo amaro, solo dolce ecc.).
Ciò porta all’ipotesi dell’universalità del riconoscimento di certe caratteristiche musicali, faccenda annosa e insoluta, sebbene ovviamente resti aperta la questione se questa capacità associativa sia acquisita o innata. A ogni modo, i risultati di alcune ricerche dello stesso team sui neonati sono sembrati andare a sostegno di una tesi universalista, secondo cui da subito i suoni comunicano delle sensazioni gustative precise e inequivocabili.
E siccome di gusti, una volta tanto, si è deciso di discutere (persino scientificamente), i ricercatori hanno concluso l’esperimento chiedendo ai 23 partecipanti quali fossero le loro preferenze (i gusti “estetici”, per così dire) musicali. Ebbene, si sono tutti divisi tra la musica dolce, salata e aspra; nessuno ha optato per quella “amara”; risultato simile è avvenuto per la scelta dei quattro cioccolati, a dimostrazione – secondo gli scienziati – che la valutazione musicale è eminentemente emotiva, esattamente come quella immediata e basata sulla piacevolezza del sapore.