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Pitagora e Gurdjieff avevano ragione, e la conferma arriva dai ‘raga’ della musica indiana

Una conferma giunge dal mondo scientifico alla capacità della musica, o di certa musica, di suscitare esatti tipi di emozioni nel sentimento degli ascoltatori: Pitagora e Gurdjieff avevano ragione

di Fabrizio Basciano
“Un’importante funzione della musica sta nella sua capacità di comunicare emozioni”, leggiamo nell’introduzione ad un recentissimo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Frontiers in Psychology, dal titolo Musica ed emozioni: una tesi per la Musica Classica Indiana del Nord: “(…) gli esatti meccanismi causali con cui i suoni musicali generano emozioni non sono ancora chiari. I modelli attuali ipotizzano che specifici fattori acustici incorporati in un segnale musicale sfruttino l’ambiente fisico, i sistemi di elaborazione cognitiva e percettiva e la struttura del sistema uditivo, per generare risposte emotive”. 
qualcosa che assomiglia, molto da vicino, a quella famosa musica oggettiva di cui (…) Gurdjieff fece un gran parlare
Partendo dalla musica classica indiana i ricercatori Valla, Alappatt, Mathur e Singh si sono posti l’obiettivo di dimostrare come questo tipo di musica, che trova nei celebri raga la sua più fulgida espressione, sia costruita in modo tale da poter essere lo strumento più adatto per indagare le influenze tonali e ritmiche sulle emozioni musicali: “Precedenti studi – recitano nello studio i ricercatori – hanno analizzato i raga dimostrando che distinti raga suscitano distinte emozioni. Si è inoltre scoperto che specifiche combinazioni tonali appaiono come affidabili predittori delle emozioni che i partecipanti hanno riferito di provare”. 
Insomma, qualcosa che assomiglia, molto da vicino, a quella famosa musica oggettiva di cui il mistico armeno G.I.Gurdjieff fece un gran parlare nei suoi stessi scritti oltre che negli insegnamenti fedelmente riportati da diversi dei suoi più celebri allievi. Parole come La comunicazione delle emozioni desiderate, quindi, dipende dal musicista / compositore che codifica l’emozione in segnali acustici, e l’ascoltatore decodifica con successo queste caratteristiche acustiche dalla stimolazione psicofisiologica al significato emotivo”, che possiamo leggere lungo lo studio pubblicato su Frontiers in Psychology, hanno una certa familiarità con quanto lo stesso Gurdjieff infatti asseriva a riguardo: “Tra l’arte oggettiva e l’arte soggettiva la differenza sta nel fatto che nel primo caso l’artista ‘crea’ realmente, fa ciò che ha intenzione di fare, introduce nella sua opere le idee e i sentimenti. E l’azione della sua opera sulla gente è sempre precisa”.
Non erano dunque semplici leggende (…) quelle tramandate attorno alla figura di Pitagora (…)
Dunque, dopo aver passato in rassegna i diversi elementi che concorrono alla determinazione della particolare valenza emozionale dei raga, gli studiosi spiegano al lettore in cosa consista il Circolo dei Thaats, ossia quella precisa serie di scale eptatoniche che possiamo inquadrare come una sorta di corrispettivo indiano al circolo delle quinte della musica tonale occidentale: “Muovendosi attorno al Circolo dei Thaats, la valenza emotiva variava sistematicamente insieme ai rapporti tonali di ogni thaat. In questo modo, i ricercatori delle emozioni musicali possono trovare un’utilità sperimentale nel Circolo dei Thaat, come un catalogo di stimoli che varia attraverso gradi di valenza non solo in modo sistematico, ma aumentando progressivamente”.
Non erano dunque semplici leggende, ci verrebbe da pensare stando all’implicito messaggio di questo studio scientifico, quelle tramandate attorno alla figura di Pitagora e alla sua capacità di placare l’ira di singoli uomini o di interi gruppi di persone attraverso l’utilizzo di specifiche melodie, laddove, suonandone altre, sarebbe stato in grado di risvegliare nell’animo degli uditori determinati tipi di sentimenti. Quanto è finora certo, come concludono i ricercatori del National Brain Research Centre di Manesar (India), è che I ragas sono stimoli musicali con origini e associazioni culturali profonde e specifiche. Ma sebbene abbiano dimostrato di suscitare emozioni culturalmente specifiche che sembrano perdersi negli ascoltatori non nativi, trasmettono anche emozioni condivise tra ascoltatori nativi e non nativi”.