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Suonare con la sola forza del pensiero? Da oggi si può, con l’Encefalofono

Dopo i Mi.Mu. Gloves, i guanti capaci di produrre musica agitandoli nell’aria, la prossima frontiera è il libero pensiero: un nuovo strumento farà suonare le nostre onde celebrali, trasformandole in suoni, timbri e armonie

di Fabrizio Basciano

“Dall’inizio della storia dell’elettroencefalogramma sono stati fatti sforzi per trasformare l’attività elettrica in suono. Questi sforzi non solo hanno creato alternative diagnostiche a feedback puramente visivi, ma hanno anche aperto nuove possibilità per l’espressione artistica”.

Questo quanto si può leggere nell’introduzione di un articolo scientifico pubblicato il 26 aprile scorso sull’autorevole Frontiers in Human Neuroscience, dal titolo L’Encefalofono, un nuovo strumento di biofeedback musicale che usa il controllo volontario dell’elettroencefalogramma.
Quindici soggetti tra i 25 e i 65 anni d’ambo i sessi sono stati selezionati in ambiente universitario per sottoporsi al test del nuovo incredibile strumento musicale
L’articolo altro non è che il dettagliato resoconto di un lungo percorso di studi e sperimentazioni varie che ha condotto i suoi autori, studiosi di diversi centri di ricerca statunitensi, a elaborare un nuovo strumento musicale, l’Encefalofono: “L’Encefalofono – scrivono i ricercatori nel loro articolo – rappresenta un nuovo strumento musicale che utilizza il controllo dell’elettroencefalogramma per creare musica scalare in tempo reale”.
Quindici soggetti tra i 25 e i 65 anni d’ambo i sessi sono stati selezionati in ambiente universitario per sottoporsi al test del nuovo incredibile strumento musicale: “I soggetti – leggiamo sempre nell’articolo – sono stati messi in posizione rilassata con un poggiatesta per ridurre al minimo gli artefatti muscolari, dinanzi a schermi di computer per eliminare qualsiasi potenziale feedback visivo”. Ma come funziona l’Encefalofono? Entriamo dunque nei dettagli tecnici.
I segnali, che partono dal berretto di elettrodi posizionato sulla testa dei soggetti partecipanti, vengono trasmessi dall’amplificatore MTSAR 201 dell’elettroencefalogramma al Computer #1. Qui le onde Alpha (comprese tra gli 8 e i 12 Hertz) vengono convertite in un valore scalare da 1 a 8 (le otto notte dell’ottava musicale). Questo valore viene a sua volta trasmesso, tramite un oscillatore, al Computer #2, e qui finalmente convertito in un suono di pianoforte nella scala di Do maggiore, precisamente nell’ottava che va dal Do4 al Do5: “Questi studi – proseguono gli studiosi nel loro articolo – dimostrano che l’Encefalofono consente a chiunque di avere un controllo cognitivo volontario della generazione di note musicali in tempo reale, senza movimento”.

Un risultato che apre nuove strade non solo in ambito musicale e dunque artistico, ma anche in campo medico, diagnostico e terapeutico: “Diagnosticamente, l’Encefalofono potrebbe rivelarsi utile nel monitoraggio uditivo delle applicazioni cliniche dell’elettroencefalogramma (…) Terapeuticamente, abbiamo pianificato l’utilizzo dell’Encefalofono in studi di riabilitazione cognitiva e terapia neurologica musicale con pazienti con disabilità motorie (ma con almeno una corteccia motoria intatta) (…) Altri pazienti che potrebbero trarne beneficio sono quelli affetti da sclerosi laterale amiotrofica, ictus del sistema cerebrale o amputazione traumatica. La capacità di generare musica usando una porzione del cervello che non è più in grado di controllare il movimento del corpo e degli arti, può essere inoltre utile per la riabilitazione emotiva e cognitiva”.
Tornando ora alle implicazioni puramente musicali e artistiche, lo studio prosegue gettando un occhio al futuro: “Questo apparecchio è stato usato come strumento musicale improvvisando in performance dal vivo, accompagnato da piccoli ensemble di musicisti. I futuri sviluppi prevedono l’utilizzo di solisti multipli che suoneranno insieme gli encefalofoni in improvvisazioni di botte e risposte (…) non solo di scale musicali, ma anche (…) di timbri e accordi”.
Insomma, siamo pronti per assistere a concerti di musicisti non professionisti rigorosamente seduti, immobili, su poltrone da cui partono fiumi di elettrodi e stimoli neurali? Forse si, ma nel frattempo (e nel dubbio), gli strumenti tradizionali continueranno a farci buona compagnia.