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L’esperienza attiva del teatro: un toccasana contro l’invecchiamento cognitivo

L’Esperienza attiva, nella drammatizzazione teatrale, aiuta ad attenuare il declino cognitivo nelle persone di terza età. A trarne beneficio è anzitutto la memoria episodica

di Lavinia Alberti
L’esperienza attiva (AE) – ovvero tutte quelle forme di training che coinvolgono in prima persona chi le fa – non soltanto è un utile modo per contrastare l’invecchiamento fisico, ma anche un utile strumento per attenuare i declini cognitivi, e lo può essere grazie a un programma d’azione intensivo e a un vero e proprio percorso di consapevolezza.
ognuno ha utilizzato la propria immaginazione per creare mentalmente lo scenario in cui era stato chiamato ad agire
Questo è ciò che ha scoperto un recente studio dal titolo La formazione attiva di esperienze migliora il ricordo della memoria episodica in adulti più anziani, ricerca che sarebbe arrivata a questa conclusione dopo aver condotto per un periodo di quattro settimane un esperimento cognitivo randomizzato su alcuni anziani. A rappresentare l’input di questa ricerca è stata la volontà di capire in che modo e fino a che punto “(…) durante l’invecchiamento il ritmo e la grandezza dei declini varino nei diversi settori cognitivi e come mai la memoria episodica sembri essere particolarmente sensibile”.
I soggetti coinvolti – tutti residenti in comunità – sono stati 179, divisi in due gruppi e di età compresa tra i 60 e gli 89 anni (62% femmine, 38% maschi). Entrambe le categorie, che si sono riunite due volte alla settimana per sessioni di 75 minuti, hanno affrontato durante il corso temi riguardanti le azioni fisiche e teatrali, con annessi colloqui, dimostrazioni e clip video delle scene, eseguendo con un partner brevi sequenze teatrali; ognuno ha infine utilizzato la propria immaginazione per creare mentalmente lo scenario in cui era stato chiamato ad agire.
Alla base di una tale attività di training – fondamentale per la memoria – c’è stato dunque un costante lavoro finalizzato a vivere attivamente il proprio carattere sui tre livelli, cognitivo, emotivo e fisico, e questo a beneficio di un’intera gamma di domini cognitivi: memoria episodica, memoria di lavoro, conoscenza semantica, funzione esecutiva e velocità di elaborazione.
sorprendente è stato (…) il miglioramento mnemonico che pare si sia registrato non solo durante e a fine corso, ma anche molto tempo dopo la conclusione dello stesso
Aspetto alquanto interessante è stato poi il fatto che la ripetizione di questa pratica abbia portato alla facilitazione nella memorizzazione di un breve script (da una a tre pagine), elemento non da poco se relativamente a quella fascia anagrafica definita terza età. Ma non è tutto: sorprendente è stato, alla luce di questi esperimenti, il miglioramento mnemonico che pare si sia registrato non solo durante e a fine corso, ma anche molto tempo dopo la conclusione dello stesso; in tal senso, quest’attività  potrebbe essere una valida alternativa o comunque un supplemento agli interventi cognitivi tradizionali.
Infine, passate le quattro settimane di attività, si è riscontrato un miglioramento nella memoria episodica dei partecipanti più anziani, con risultati nettamente migliori rispetto al secondo gruppo (di controllo) non sottoposto a questa esperienza ma a un corso d’arte visiva. La stessa capacità mnemonica del primo gruppo si sarebbe inoltre prolungata nei quattro mesi successivi dall’inizio di tale attività.
L’esperienza attiva (AE) può essere dunque considerata un valido esempio di intervento breve, poco costoso e alquanto divertente, con un impatto sostenibile su quelle funzioni cognitive che in genere decadono durante l’invecchiamento.