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Genio? Talento sovrannaturale? Chiunque può esserlo, lo dice la scienza.

È dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Singapore che giunge il tentativo di spiegare la genialità: cosa la determina, cosa la muove? Ecco alcuni primi passi verso una sua comprensione

di Lorena Martufi
Da sempre la creatività è intimamente legata alla ricerca scientifica, alla scoperta, all’arte e alla composizione musicale. Secondo il modello Four Ps, per parlare di creatività occorrono quattro componenti: la persona creativa, l’ambiente, il processo creativo e il prodotto creativo. Per poterne parlare nel settore della composizione musicale occorrono anche esperienze scolastiche e culturali, utili all’individuo per formare la cognizione creativa. Il termine genio, utilizzato per la prima volta nel XVIII secolo, servì a definire individui straordinariamente capaci di notevoli poteri immaginativi e di straordinarie capacità creative.  Tuttavia, analizzando le opere musicali di grandi compositori come Mozart e Beethoven, si è scoperto che alla base dei loro capolavori vi sono processi di pensiero in realtà del tutto ordinari, molto vicini a quelli di noi comuni mortali.
Ai bambini è stato chiesto di realizzare una composizione musicale utilizzando una sequenza di lettere
La questione indagata dalla scienza e da noi presa in esame, tuttavia, non è se un compositore sia davvero creativo e quanto, ma se questa creatività possa essere imitata e come essa nutra il processo creativo. A tale proposito, è stato effettuato uno studio interessante, intitolato Le immagini mentali aumentano la creatività compositiva della musica che unisce musica e arte nell’immaginario dei bambini. L’oggetto dell’indagine, pubblicata su PlosOne e condotta dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Singapore, è quello di studiare l’effetto delle immagini mentali sulla creatività compositiva dei piccoli dai 5 agli 8 anni. 
Ai bambini è stato chiesto di realizzare una composizione musicale utilizzando una sequenza di lettere. Non solo: è stata data loro l’immagine di un animale chiedendogli di immaginare i suoi suoni e i suoi movimenti. Queste immagini uditive hanno dimostrato la capacità della mente di immaginare i suoni prima di comporli e trasformarli in un motivo, di sentirli in testa prima che nelle dita. Detta in altri termini, quando si compone è possibile farsi stimolare da queste immagini uditive per immaginare il brano musicale nell’orecchio della mente prima ancora di suonarlo o trascriverlo. Lo studio ha indagato così la relazione tra l’immaginario visivo-uditivo e la creatività musicale, dimostrando che i compositori usano più spesso le immagini visive e uditive in combinazione. 
(…) dentro ognuno di noi può nascondersi, se non proprio un potenziale genio, di sicuro un talento
Dato che la creatività è intimamente legata alla fantasia e alla facoltà di formare immagini, se ne deduce che l’uso di tali immagini nella composizione musicale possa facilitare la creatività. Richard Wagner visualizzava le scene e i personaggi delle sue opere, quando udiva la sua musica. Nel Winnsboro Cotton Mill Blues, Frederic Rzewski  attingeva dalle immagini visive e uditive di un cotonificio il meccanismo a martello di un pianoforte. Il Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns evoca invece i versi del leone, del cuculo e dell’asino attingendo da una fantasia compositiva di tipo zoologica.  Il quintetto per pianoforte La trota di Franz Schubert utilizza arpeggi gioiosi per ricreare i movimenti vivaci di un pesce in acque scintillanti mentre sfugge alla cattura di un pescatore. Dulcis in fundo, il celebre inciso dell’ouverture de Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, quelle cinque note affidate a viole e violini sostenuti da violoncelli e contrabbassi, pare derivi dalle grida dei venditori di pesce che il compositore ebbe modo di ascoltare un giorno camminando per il mercato. 
Ciò che questo studio ha voluto evidenziare è, in sostanza, che la capacità di creare immagini mentali risultata vitale per produrre il pensiero convergente e divergente, quello essenziale alla composizione musicale.  La creatività associata a geni come Mozart e Beethoven è stata così di fatto de-romanticizzata perdendo parte del suo fascino, e questo attraverso la dimostrazione che alla base della straordinaria creatività compositiva della musica ci sarebbe un processo cognitivo del tutto ordinario, consistente nell’uso delle immagini mentali che permettono a tutti di creare: scopriamo così, in ultima analisi, che dentro ognuno di noi può nascondersi, se non proprio un potenziale genio, di sicuro un talento.